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Occi

La prima menzione scritta dell'esistenza di Occi risale al 1467: appare nel cartulario dell'abbazia ligure di San Venerio del Tino e riguarda la chiesa della Santissama Annunziata davanti alla quale vi trovate (restaurata nel 2003). La trasformazione di Occi in un vero e proprio villaggio avvenne probabilmente durante il XIV secolo con il successivo afflusso di persone in fuga dalla costa e dalle incursioni barbariche. Occi, nonostante la sua posizione dominante, non era inespugnabile: un'incursione barbarica seminò il terrore durante la prima metà del XVII secolo, gli invasori presero la via delle alture piuttosto che la pianura per attaccare Occi da dietro. Questa storia non è scritta, è giunta fino a noi attraverso la tradizione orale, che menziona un invasore che attacca "dai tetti". Nel 1589, un visitatore apostolico contò 150 anime, e durante una seconda visita nel 1686, la popolazione era scesa a 80. Il fatto che il sito fosse così vulnerabile ha senza dubbio contribuito a rallentare la sua prosperità. In seguito, Occi continuò a perdere popolazione: nel 1812 si contavano 40 abitanti. Non erano più i barbari a minacciare ma la logica implacabile dell'amministrazione che non riconosceva più la frazione che era diventata Occi come comune sotto lo sguardo distratto dei notabili di Lumiu che vedevano nel declino di Occi un'opportunità per estendere la loro influenza sul territorio. Il 29 aprile 1852, il vincolo amministrativo di Occi a Lumiu fu sigillato, nonostante la resistenza del suo consiglio comunale. Questo atto amministrativo innescò il processo di abbandono in un momento in cui Occi stava vivendo una rinascita demografica (70 abitanti nel 1842) L'ultimo abitante di Occi, Félix Giudicelli detto "Fra Felice", morto nel 1918 a Lumiu, si definiva il 19° conte di Occi. Questo personaggio capriccioso apparteneva alla famiglia più importante di Occi, proprietaria di un terzo delle terre e di numerosi edifici e che ha fornito la maggior parte dei sindaci del comune prima della sua annessione a Lumiu. "Fra Felice" ebbe una vita insolita: nacque a Lumiu nel 1830, studiò in Italia, si dichiarò affiliato ai Carbonari, compagno di Garibaldi e del futuro Napoleone III, dalla cui mano ricevette un salvacondotto. La sua leggenda rimane, ancora oggi, nella memoria collettiva. Un uomo del XIX secolo che indossa una tonaca e un cappello a cilindro, che parla italiano, è stato l'ultimo occupante del posto all'inizio del XX secolo.
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