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Palazzo Ducale di Massa

Il Palazzo Ducale costituisce di certo, con la sua grandezza e sontuosità, il più imponente monumento di Massa. Il Palazzo fu iniziato da Alberico I Cybo Malaspina nel 1567 ma prese una forma definitiva solo nel Settecento, sotto la guida della duchessa Teresa Pamphilj e ad opera degli architetti Giovan Francesco e Alessandro Bergamini. Quando nel 1806 Napoleone aggiunse il Ducato di Massa e Carrara ai possedimenti della sorella Elisa, la sovrana decise di utilizzare il palazzo come residenza per sé e per la corte. La sistemazione definitiva del Palazzo risale al 1806 quando Elisa (Bonaparte) Baciocchi, per realizzare una grande piazza di stile napoleonico, fece demolire la pieve di San Pietro, già antistante al Palazzo.
Il Palazzo Ducale costituisce di certo, con la sua grandezza e sontuosità, il più imponente monumento di Massa. Il Palazzo trae origine dalla volontà di Alberico I Cybo-Malaspina di trasformare la sua casa in borgo di Bagnara in una reggia per trasferirvi la residenza della corte dal medievale Castello Malaspina. Venne così edificato tra il 1567 e il 1570 il nucleo originario dell’attuale Palazzo. Carlo I, successo ad Alberico, volle dotare il Palazzo di un ambiente di ricevimento degno dei fasti familiari, aggiungendo all’edificio il Salone degli Svizzeri raddoppiandone praticamente la facciata, spostando il portone d’ingresso, impreziosendolo con fregi e statue di marmo e arricchendolo di un terrazzo sovrastante. Il successore, Alberico II, continuò nell’ampliamento del Palazzo costruendo una terza ala e realizzando all’interno, intorno al 1670 in piena epoca barocca, un magnifico esempio di cortile cinquecentesco di chiaro sapore Bramantesco, opera di Giovanni Francesco Bergamini, esponente di una famiglia di architetti che per due secoli caratterizzò l’architettura dei Cybo-Malaspina, il cui insieme celebra con le “cento colonne” un vero e proprio trionfo del marmo. La sistemazione definitiva dell’imponente complesso fu dovuta alla mano di Teresa Pamphilj, sposa al duca Carlo II. Ella diede incarico ad Alessandro Bergamini di sistemare il prospetto principale con i risultati che oggi vediamo. A Teresa Pamphilj si deve anche la costruzione di un “grottesco”, che fa da scenografico sfondo all’ingresso principale, e la decorazione delle due sale attigue ad esso, ove celebrò le glorie delle famiglie Pamphilj e Cybo, nonché del grande Salone. Un ultimo cambiamento il palazzo lo subì nel 1806, quando Elisa Baciocchi, per realizzare una grande piazza di stile napoleonico, fece demolire la Pieve di S. Pietro, già antistante al Palazzo, e con essa il sovrappasso che la univa alla Cappella Ducale. Di quest’ultima resta una traccia ben visibile nella facciata. Una volta ricco di una splendida quadreria, che custodiva opere di Leonardo, Raffaello, Tiziano, Giorgione, Guercino ed altri fra i maggiori artisti italiani, oggi il palazzo conserva solo le opere d’arte non sottratte al patrimonio ducale. In fondo al cortile campeggia il Grottesco, di influenze stilistiche liguri e romane, ove attorno alla grande statua di Nettuno si affollano stucchi e decorazioni di diverso livello. Nei soffitti delle due sale adiacenti vi sono gli affreschi del pittore fivizzanese Stefano, in cui in uno si illustra la gloria dei quattro Papi appartenuti alle famiglie Cybo e Pamphilj, e nell’altro vengono allegoricamente raffigurate le virtù dell’ingegno. Il Salone degli Svizzeri ha ritrovato con il recente restauro parte delle sue decorazioni, attribuibili al pittore cremonese Francesco Natali. Quanto si vede oggi è tuttavia opera di un ripristino effettuato nei primi dell’800, poiché il soffitto del Natali andò distrutto in un incendio e venne ridisegnato da Saverio Salvioni e realizzato dal reggiano Giuseppe Reggini. Restano invece integre alcune opere dovute ai maestri carraresi del marmo ed a botteghe locali, fra le quali spicca l’Alcova del duca Carlo II, disegnata ed eseguita per Teresa Pamphilj da Alessandro Bergamini. Nella Cappella Ducale, un tempo adorna delle opere di Pietro Tacca sono visibili i soffitti affrescati dal carrarese Carlo Pellegrini (1646) ed una pala marmorea raffigurante la Natività, attribuita anche a Matteo Civitali.
Massa
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