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Quartiere la Venezia

La Venezia è un quartiere di Livorno, l'unico del centro cittadino che, dopo le devastazioni della Seconda guerra mondiale e la ricostruzione postbellica, abbia conservato gran parte delle sue vestigia urbanistiche e architettoniche. Pur non coincidendo col nucleo originario della Livorno medicea, rappresenta pertanto il vero centro storico della città. Ogni estate, solitamente a cavallo tra luglio ed agosto, il quartiere diventa il centro di una manifestazione folkloristica ("Effetto Venezia"), durante la quale le strade sono animate da bancarelle, spettacoli ed eventi culturali. Inoltre, la Venezia è sede di una cantina partecipante alle competizioni remiere livornesi.
Sul finire del Cinquecento i Medici decretarono l'ampliamento dell'allora castello di Livorno al fine di farne il nuovo scalo portuale della Toscana. I progetti furono affidati a Bernardo Buontalenti, il quale disegnò una città di forma pentagonale circondata da un fossato. Ben presto l'abitato si rivelò insufficiente per contenere la popolazione. Sul finire degli anni Venti del XVII secolo fu dunque deciso di innalzare un nuovo nucleo urbano nelle aree a nord dell'abitato. La zona fu oggetto di un piano redatto dall'architetto senese Giovanni Battista Santi, il quale ideò un nucleo a forte valenza commerciale, con una serie di magazzini e abitazioni ubicate proprio alle spalle del porto. La presenza di numerosi canali e la conseguente necessità di realizzare fondazioni sull'acqua, applicando tecniche importate direttamente dalla laguna veneta portarono a identificare il quartiere col nome di Venezia Nuova. Un'ulteriore espansione dell'abitato, protetto a settentrione dal Forte San Pietro (1682), si ebbe intorno al XVIII secolo. In questo periodo furono innalzati importanti edifici quali i Bottini dell'olio, un magazzino per l'olio ancor oggi esistente, mentre sulla via Borra, la strada principale del quartiere, sorsero imponenti palazzi, come il cosiddetto Palazzo delle Colonne di marmo, il Palazzo Huigens e quello del Monte di pietà. Frattanto il quartiere si affermò come sede di importanti compagnie di navigazione e consolati. Il Settecento fu anche il secolo delle grandi costruzioni religiose che conferirono al quartiere un aspetto tardobarocco: nel 1707 iniziarono i lavori per la chiesa di San Ferdinando, ai quali fecero seguito quelli per la chiesa e il convento di Santa Caterina. Durante la dominazione francese furono avviati i piani per un nuovo nucleo urbano adiacente alla Venezia Nuova. Ricavato sull'area di un rivellino, fu denominato "San Marco" ed era impreziosito dal grande Teatro Carlo Lodovico (o Teatro San Marco). Verso la fine del medesimo secolo, la Venezia Nuova fu colpita da violente epidemie di colera: le condizioni generali di sovraffollamento e insalubrità dell'aria ebbero come conseguenza lo sventramento di alcuni immobili e l'interramento di un tratto del Canale dei Navicelli. Nei primi anni del Novecento fu decretato inoltre l'abbattimento di una piccola chiesa consacrata alla Natività di Maria e a Sant'Anna e per motivi statici dell'ottocentesco ponte di Santa Trinità. I successivi bombardamenti della Seconda guerra mondiale causarono danni importanti al quartiere, con la distruzione di alcuni palazzi e del vicino Teatro San Marco. La ricostruzione non fu sempre clemente: grandi condomini di architettura anonima sorsero sulle rovine degli antichi edifici, ma la Venezia Nuova, a differenza del centro cittadino, riuscì a mantenere intatto gran parte del proprio fascino, tanto che per il film Le notti bianche, di Luchino Visconti, i maestri artigiani riprodussero a Cinecittà i caratteristici scorci del quartiere in colossali scenografie.
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